Non è forse il sogno di ogni donna possedere un miliardo di paia di scarpe? Beh, a quanto pare questo desiderio è latente nelle bambine sin dalla tenera età e il prodotto Barbie, vero pioniere del settore dei giocattoli, ha soddisfatto in pieno questo bisogno infantile di ‘proiezione verso la vita dei grandi’, ottenendo un successo commerciale senza precedenti.
Nel 2019 Barbie ha spegnerà cinquantanove candeline, esattamente il 9 marzo. Era il 1959 quando Ruth Handler, la sua creatrice, presentava ufficialmente questa bambola rivoluzionaria al mondo durante la fiera del giocattolo di New York. La storia però era cominciata molti anni prima, quando nel 1945 Elliot Handler e Harold Matson costituirono la Mattel (nome formato appunto dalle prime lettere dei nomi Matson ed Elliot). L’attività iniziale consisteva nel costruire e commercializzare cornici per fotografie e, marginalmente, accessori per le case delle bambole. Ma i due soci dovettero la loro fortuna alla incredibile perspicacia della moglie di Handler, Ruth, che successivamente divenne infatti presidente della società.
L’ispirazione per il concept del prodotto le era venuta osservando giocare sua figlia Barbara (da cui il nome Barbie), che ritagliava sagome di ragazze di cartone per divertirsi poi a preparare corredi di carta con cui vestirle. Ruth iniziò subito a pensare a un nuovo modello di bambola, diversa da quelle che all’epoca si era abituati a vedere. Casualmente, da un viaggio che fece in Svizzera tedesca nel 1957, vide in una vetrina di un negozio una bambola molto simile a questo suo ideale: si chiamava ‘Bild Lilli’, la cui concezione aveva avuto origine da un personaggio di un fumetto, pubblicato su ‘Bild Zeitung’ in Germania e disegnato da Reinhard Beuthin. Lilli era un’avvenente ragazza bionda, contesa da tanti spasimanti e la bambola era alta ben 29,5 centimetri, costruita in plastica rigida e accessoriata da un ricco guardaroba.
La Handler ne comprò alcuni modelli e propose subito l’idea al marito. Inizialmente l’azienda non volle intraprendere un’iniziativa tanto rivoluzionaria, non credendo nel progetto, ma Ruth fu molto determinata e convinse la Mattel ad acquisire i diritti e il brevetto del giocattolo ‘Lilli’. Così, effettuate una serie di modifiche, la prima Barbie venne finalmente prodotta e proposta ai commercianti. Come era prevedibile, la maggior parte dei rivenditori rifiutarono indignati un tale prodotto, che secondo l’allora opinione pubblica era diseducativo per le proprie bimbe: non si parlava più di un giocattolo con cui emulare la vita e il ruolo della ‘mamma’ che accudisce i figli, bensì di un modello di spigliata ragazza sexy e modaiola.
A questo punto la Mattel, per lanciare la Barbie sul mercato, decide di avviare quella che si rivelò la più grande campagna pubblicitaria mai intrapresa per il settore, usando massicciamente il mezzo della televisione. Il risultato fu eclatante: nel primo anno vennero vendute 350.000 unità. Alla base del successo c’era infatti l’idea di marketing che ha consentito di creare non solo un nuovo tipo di giocattolo ma che è stato all’origine di un vero fenomeno sociale: Ruth aveva capito che le bambine non volevano solo bambole da cullare ma che avevano bisogno di un nuovo modello di femminilità nel quale identificarsi, sognando una vita allegra e serena corrispondente alle aspettative del lungo periodo storico di benessere e sviluppo che seguì gli anni di depressione post bellica.
La marca
Barbie è stata la prima bambola dalle fattezze di una donna adulta. Era la prima che proponeva accessori e abbigliamento in vendita autonomamente oltre l’acquisto del prodotto principale, ma era anche la prima a rappresentare la proiezione femminile verso un futuro di autonomia ed emancipazione; la prima dotata di una personalità con una vita sua da raccontare (il nome completo attribuitole è Barbara Millicent Roberts); la prima a essere perfettamente coerente con l’immagine dello star-system americano... insomma, una vera prima donna in tutto.
Un esempio degli infiniti vestiti e accessori con cui personalizzare la propria Barbie.
Quindi, grazie al prodotto, Barbie è stata da subito una marca pioniera, che proponeva uno stile e un modo di essere innovativi, un modello in grado di imporsi oltre il proprio settore merceologico di riferimento, come per esempio quello della moda, capace di interessare e rendere complici stilisti come Calvin Klein, Dior, Versace, Armani, prestatisi con la loro creatività per vestire la mitica indossatrice. Barbie -in cinquant’anni- ha continuamente reinventato se stessa, seguendo le tendenze del momento, secondo i cambiamenti sociali e di costume, a volte in anticipo sui tempi. Così facendo, oltre a essere diventata la bambola moderna per antonomasia, ancora oggi è tra i brand più trendy al mondo.
La versione da collezione "Barbie Versace".
La marca Barbie è identificativa di un mondo felice e i suoi brand-value sono sempre stati divertimento, eleganza e amicizia; Barbie ha finito per impersonificare le ambizioni e i desideri delle bambine, con la consapevolezza dei tempi che cambiano, risultando non più - come spesso veniva accusata - la ‘bionda tutta frivolezze’ ma la ‘ragazza moderna cosciente di sé, delle proprie possibilità e del mondo’.
I numeri di Barbie
- 1 miliardo di Barbie vendute finora
- 3 dollari a bambola era il costo nel 1959
- 1 miliardo e più sono le paia di scarpe possedute da Barbie
- 140 sono i paesi del mondo dove è commercializzata
- 99% è il livello di penetrazione in Italia e negli Usa
- 100 e oltre sono gli stilisti che hanno disegnato gli abiti
- 5000 dollari è il valore collezionistico della prima Barbie
- 75 sono le professioni che Barbie ha intrapreso
- 45 sono le nazionalità che Barbie ha rappresentato
- 38 sono gli animali che Barbie ha avuto
- 500 sono le varianti in cui è stata prodotta
- 1961 è l’anno in cui compare Ken, fidanzato di Barbie
- 1964 è l’anno in cui Barbie approda in Italia
- 2000 è l’anno in cui appare la prima Barbie con l’ombelico