È una storia che risale al 2004, quando Skype – la società di messaggistica istantanea e di VoIP, oggi controllata da Microsoft – ha depositato all'Uami (Ufficio per l'Armonizzazione nel Mercato Interno) la richiesta di registrazione comunitaria del proprio marchio (valida quindi su tutto il territorio dell'UE) nelle classi relative ad apparecchi audio, telecomunicazioni e progettazione/sviluppo di hardware e software.
Da allora è iniziato un lungo contenzioso con la piattaforma televisiva satellitare Sky, che sostiene di avere registrato il proprio marchio nelle medesime classi con un anno di anticipo, nel 2003.
Con tre sentenze, di cui le ultime depositate nel mese di maggio(T-423/12, T-183/13 e T-184/13), il Tribunale dell'Unione Europea ha accettato e confermato le opposizioni di Sky, che lamentava la possibilità che il proprio marchio potesse essere confuso con quello della controlla di Microsoft: il marchio Skype non potrà essere registrato come marchio comunitario.
In sintesi, entrando nel merito della sentenza, secondo la Corte la forte probabilità di confondere i due marchi risiede su tre livelli: fonetico, visivo e concettuale.
La pronuncia della lettera "y", contenuta sia in "Sky" sia in "Skype", è la medesima (a differenza di quanto sostenuto nel ricorso presentato da Skype); la parola "Sky" (inglese per "cielo") è facilmente individuabile nella parola "Skype", anche perché il suffisso "-pe" non aggiunge significato; infine, la nuvola in cui è inscritto il logotipo "Skype" ha l'unica funzione di rimandare, tramite un semplice processo associativo, al concetto di cielo (molto semplicemente, le nuvole stanno in cielo).
Non ci resta che restare in attesa del prossimo capitolo di questa ormai lunga storia: Skype ha infatti due mesi di tempo per presentare un nuovo ricorso.