L’icona grafica del cuore, ormai entrata nel linguaggio visivo comune, è per diritto un glifo di un ipotetico alfabeto universale. Sempre più diffusamente viene sfruttata in diverse operazioni di comunicazione e, come un vero e proprio fenomeno moderno, è oggi perfino adottata da numerosi marchi. Il concetto espresso e globalmente condiviso, rende il simbolo del cuore un codice di facile e immediata intellegibilità.
Ma è corretto che un brand utilizzi, per la propria identificazione, pedissequamente un simbolo così diffuso?
Andiamo per ordine: prima di affrontare il… cuore dell’argomento, razionalizziamo sinteticamente i principali significati intrinseci e alcune motivazioni storiche legate all’origine del simbolo.
La prima domanda che molti si pongono è come mai questa forma stilizzata, non proprio riconducibile al corrispettivo organo umano, rappresenti un cuore. Anche se può sembrare banale, iniziamo col puntualizzare che il simbolo vuole identificare il cuore dal punto di vista concettuale, inteso quindi come sede dell’emotività e dei sentimenti romantici, supportato dal colore rosso per indicare la passione insita nell’essere umano. In antichità, inoltre, si pensava fosse il luogo della mente, mettendo in relazione diretta il cuore con l’anima.
Ma, la provenienza più probabile del simbolo del cuore, è riconducibile in natura: deriva dalla forma del seme o del frutto del Silfio, una pianta estinta che veniva utilizzata come contraccettivo, da cui l’associazione all’amore. Essendo allora molto di moda, il particolare disegno del seme è stato trovato riprodotto su alcune monete di coloni greci in terra libica.
Monete di quasi tremila anni fa dove è ben visibile il disegno del seme del Silfio, rinomata pianta estinta che veniva usata come anticoncezionale, da cui ha origine la forma del simbolo del cuore.
Detto questo, arriviamo al cuore della questione. Come sappiamo, il marchio di una marca ha bisogno oggi di trasmettere dei messaggiemozionali immediatamente comprensibili. Ciò però che si riscontra - a scapito dell’originalità – è un utilizzo frequente e omologato di codici visuali ormai acquisiti dall’individuo. È un modo di comunicare, diciamo, apparentemente idoneo per andare sul sicuro. Il rischio però è, col tempo, quello di apparire ordinariamente comuni. Il motivo è semplice: un linguaggio abusato diventa inflazionato, quindi scontato, dissipando quella dose di personalità distintiva necessaria a un brand per differenziarsi.
Utilizzare codici ed elementi conosciuti e riconosciuti è, dal punto di vista della comunicazione visiva, una pratica corretta, anzi, necessaria. L’importante però è impiegare questi codici con le dovute interpretazioni o commistioni, per generare un’iconografia nuova e al tempo stesso familiare.
Alcuni marchi che hanno adottato il simbolo del cuore nella sua rappresentazione grafica tipica, dopo quello che potremmo definire il capostipite “I love New York”.
Alcuni marchi che hanno utilizzato l’iconografica del cuore elaborandone una propria particolare e caratteristica interpretazione grafica.
Una parodia del logo “I Love New York”, dove è percepibile la sensazione di fastidio mettendo a confronto il simbolo del cuore con un immagine realistica dell’organo umano.