Il design di un marchio, nell’era del branding, è determinante; ma quali sono i prametri di giudizio che definiscono la qualità di un logo? Prendiamo in esame quello di Google, motore di ricerca nato il 27 settembre 1998, che quest'anno compie quindici anni. Stiamo parlando di uno dei marchi moderni più noti al mondo, per continuare una polemica disquisitoria che esiste da sempre nell’associare un brand al proprio aspetto estetico, al design del suo marchio e alla grafica del suo logo; proviamo a rapportare tra loro “qualità del progetto visivo” ed “efficacia di business” di una marca.
Guardando il marchio Google – il motore di ricerca più utilizzato in tutto il pianeta – probabilmente i migliori progettisti grafici del mondo affermerebbero che il suo logo–design non rientra tra quelli meritevoli del Compasso d’Oro (il principale riconoscimento del design italiano, che viene promosso dall’Adi, Associazione del Design Italiano).
Per dovere di cronaca, si deve sapere che questo logo è statodisegnato casualmente – senza una vera e propria intenzione progettuale – da uno dei due soci fondatori di Google, Sergey Brin mentre cercava di capire un complesso software grafico, interessato dal fatto che fosse un programma distribuito liberamente dalla rete. È vero, oggi accade ancora questo: il marchio di uno dei più importanti brand del pianeta non è stato progettato da un brand designer, ma dal proprietario dell’azienda.
L'evoluzione del logo del motore di ricerca più utilizzato al mondo.
Detto questo, sicuramente il marchio Google dal punto di vista del design potrebbe essere criticabile ma, in questo caso, possiamo soprassedere su ogni soggettività. Quello di Google è un classico esempio di net–logo, nato dalla rete e noto alla rete, fatto per la rete, con tutte le sue caratteristiche intrinseche. È l’esempio classico di un marchio figlio della computer–age. Ed è qui che forse sta il suo successo e la sua ragion d’essere. Senza compromessi la grafica del marchio sfrutta elementi che probabilmente non sono contemplati nel “manuale del buon grafico”: tra questi, il ricorso alle ombre sotto le lettere, uno stratagemma abusato nel peggiore dei modi da quando i software grafici hanno sostituito la mano (e la mente) sapiente dei designer di un tempo. Ma sul web, quelli che in un corso di “design per la comunicazione” sono considerati errori, spesso non lo sono e – anzi – risultano espedienti che sanno colpire direttamente al cuore dell’utente medio, là dove inconsciamente un brand agisce, ponendo il seme per fissare le sue radici.
Il logotipo Google è un semplice gioco, un po’ involontario ma incredibilmente efficace e funzionale per lo scopo che ogni marchio deve possedere: radicarsi inesorabilmente nella nostra memoria e associarsi a valori attribuibili alla marca. La genialità nel moltiplicare la lettera “o” – per esempio – quando si deve comunicare il numero delle pagine trovate dopo una ricerca, rende vivo e protagonista il marchio, attribuendo così valori di dinamicità al brand.
Completano l’opera l’alternarsi di colori basici (blu, rosso, giallo, verde) che, oltre a rispondere a esigenze cromatiche di un monitor standard (e quindi in linea con il settore merceologico di riferimento), trasmettono quel pizzico di ludicità che non guasta mai per costruire la personalità di una “marca per tutti”. Infatti, l’obiettivo strategico di Google è stato da subito quello di creare un brand realmenteaccessibile che fosse per tutti e alla portata di tutti. E il suo marchio doveva in qualche modo consentire la trasmissione di questa equity. Insomma, Google è sicuramente uno di quei casi di logo “without design”, ma di “right design”.
Alcuni esempi di "Doodle" , ovvero loghi personalizzati di Google che compaiono sull'home page in occasione di ricorrenze ed eventi particolari.
Larry Page e Sergey Brin: i celebri fondatori di google
L’incontro tra Larry Page, classe 1973 del Michigan, e Sergey Brin, nato a Mosca nel 1973, avviene tra i banchi dell’Università di Stanford, fucina della new economy. Ad accomunarli la passione per la matematica e l’informatica, in entrambi i casi tramandata dai rispettivi padri (ambedue facoltosi professori universitari).
Google nasce da un progetto di ricerca accademico il cui obiettivo era quello di studiare un metodo di catalogazione e indicizzazione di tutte le informazioni presenti in Internet, che fosse in grado di valutarne la qualità, l’importanza e la rilevanza dei contenuti (quello che in seguito fu chiamato “PageRank”) .
Larry Page e Sergey Brin i fondatori di Google.
“Zeitgeist" significa "spirito dei tempi" e questo spirito si manifesta attraverso l'aggregazione di milioni di ricerche che Google elabora ogni giorno. Il rapporto Zeitgeist annuale rivela cosa ha catturato l'attenzione del mondo in questo ultimo anno: le passioni, gli interessi e i momenti salienti visti attraverso la ricerca. Qui trovi quello del 2013.