Ivanka Trump Collection, il brand più controverso del momento

Nonostante i tentativi di boicottaggio da parte dell’opinione pubblica statunitense e il rifiuto di Neiman Marcus, Nordstrom e Bergdorf Goodman di venderlo nei propri punti vendita, a causa delle scarse vendite, il brand della “first daughter” Ivanka Trump la vince, mette a segno il risultato migliore della sua storia decennale.

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Ivanka Trump Collection

Nonostante i tentativi di boicottaggio da parte dell’opinione pubblica statunitense e il rifiuto di Neiman Marcus, Nordstrom e Bergdorf Goodman di venderlo nei propri punti vendita, a causa delle scarse vednite, il brand della “first daughter” Ivanka Trump la vince, mette a segno il risultato migliore della sua storia decennale.

Secondo quanto riportato dalla stampa britannica, le vendite della Ivanka Trump Collection – marchio di moda e accessori esclusivo – a febbraio sono salite del +346% rispetto al mese precedente e del +557% in paragone alla media degli ordini dello scorso anno.

Secondo il sito inglese di e-commerce Lyst, la maggior parte delle vendite è attribuibile alle aree di New York, California e Texas. A giocare a favore della linea moda ci sarebbe la strategia di promozione ufficiosa messa in atto direttamente da Ivanka Trump che ha indossato in ogni occasione mondana e comparsata televisiva i suoi prodotti, scelta che ha portato non poche polemiche attorno alla figlia del neo presidente.

A febbraio lo stesso Donald Trump era sceso in campo a sostegno della figlia con un tweet nel quale accusava i principali retailer a stelle e strisce del trattamento considerato “ingiusto” nei confronti di Ivanka. Polemiche che, evidentemente, hanno aumentato la pubblicità attorno alla collezione e fatto impennare le vendite.

Intanto, al boicottaggio si aggiunge anche l’attrice Scarlett Johansson, che sta spopolando in rete con lo spot di «Complicit», finto video promozionale di un profumo lanciato da una finta (ma ben interpretata) Ivanka Trump.

Al momento, sembra che il brand di Ivanka la stia vincendo, nonostante tutti i capi e gli accessori venduti siano importati e fabbricati in Cina, Vietnam  Bangladesh e in altri Paesi asiatici. Sicuramente, il motto “America First” di Donald non vale per la figlia Ivanka.